”Il flow è quell'esperienza in cui ti immergi, stai benissimo e ti gratifichi.
Cosa cercare di più????
Il flow: l’esperienza ottimale
Il flow è davvero una bella esperienza. Significa flusso e si riferisce proprio ad un flusso di benessere in cui ci si ritrova. A me fa pensare anche al Panta rhei, tutto scorre e al prendila con filosofia. Il flow non serve ricercarlo, è lui che trova te. Quando fai una cosa e ti ci immergi completamente, tutto il resto sta fuori da quella bolla in cui sei immerso.
Ti è mai successo? A me accade spesso: quando studio, scrivo, curo le mie piante, spesso quando cucino. Sono lì e penso a quello che sto facendo, come fosse una sorta di reset per cui tutto il resto del mondo è fuori da quella porta. Ma soprattutto mi accade in studio, quando sono con le persone che si rivolgono a me per un percorso di psicoterapia. Mi accade al punto che ho acquistato una clessidra, perchè rispettare i canonici 50 minuti mi è pressochè impossibile.
Superare due stati d’animo fastidiosi: ansia e noia
Mihaly Csikszentmihaly (si legge Cicemiali … per scriverlo invece si fa copia e incolla 😉 ), nel testo Beyond Boredom and Anxiety (1975), afferma che è necessario riacquistare la gioia di vivere superando ansia e noia che caratterizzano la nostra epoca. Il piacere è un prerequisito della gioia che si raggiunge trovando soddisfazione, godimento intrinseco nelle azioni. Componente fondamentale del godimento intrinseco è il flow, flusso di coscienza, stato interiore in cui un’azione segue l’altra secondo una logica interna senza bisogno di intervento consapevole da parte del soggetto. Egli è conscio dell’azione, ma non di questa consapevolezza. “Il flusso di coscienza è un fatto estremamente individuale, che ciascun soggetto, in ogni cultura, può raggiungere in modo personale ed in situazioni diverse, purché siano presenti le condizioni formali che ne permettono l’insorgenza” (Massimini, Inghilleri, 1986).
La gestione dell’ansia e della noia rappresentano il motore del flow.
Se “il compito” è troppo difficile crea ansia, se è troppo facile, crea noia
Ansia e noia si producono quando non vi è bilanciamento tra le sfide e le capacità che l’individuo ha, o ritiene di avere, a disposizione per fronteggiarle.
Se l’individuo percepisce le richieste dell’ambiente come troppo impegnative proverà uno stato ansioso, si sentirà inadeguato e non potrà raggiungere lo stato di flow.
Se, invece, le sfide dell’ambiente sono poco complesse, o percepite come tali, allora insorge la noia che altrettanto impedirà lo stato di flow.
Le condizioni per vivere il flow
Le condizioni che permettono l’insorgenza dello stato di flow sono:
- la concentrazione sulla situazione
- la totale immersione in quanto sta facendo il soggetto che non modula quanto sta facendo
- l’automatismo
- la motivazione intrinseca.
Il flow è temporaneo e porta una sensazione di benessere, l’esperienza non soddisfa esigenze preesistenti ma è appagante di per sé. Questa esperienza però non è occasionale, ma dipende dalle esperienze passate, dalla relazione con l’ambiente, dalla assenza di conflitto psichico, dal rapporto tra sfida e capacità. Tutte queste interazioni rendono l’esperienza ottimale.
Successivi studi di Csikszentmihalyi suggeriscono che la regolazione ottimale del ciclo di vita si basa sulla capacità di raggiungere lo stato di esperienza ottimale, e farlo evolvere a gradi di complessità sempre maggiori. Questi processi si reggono sulla capacità di strutturare interazioni con l’ambiente sociale secondo modalità che consentono il flow.
Quali abilità permettono di vivere il flow
Le capacità che entrano in gioco sono davvero molte:
- attenzione e concentrazione
- definizione dei propri scopi e identificazione dei mezzi necessari per raggiungerli
- cercare feedback ed associarli con i propri scopi e motivazioni
- regolare l’equilibrio tra sfide e capacità
- motivazione intrinseca
Gli individui che dispongono di queste risorse di base sono agevolati nell’agire sull’ambiente, nel conseguire esperienze positive e nello sviluppare il proprio Sé e i propri comportamenti. Si tratta di capacità e di caratteristiche personali fondamentali per la crescita dell’individuo, ma esistono differenze individuali e dunque è importante sapere se queste capacità sono fattori stabili della persona o dipendono dalle interazioni con l’ambiente.
La personalità autotelica
Csikszentmihalyi (1988) introduce il concetto di personalità autotelica, caratterizzata dalla tendenza a trovare motivazione intrinseca e sperimentare il flow nella quotidianità. Dove altri trovano ansia e noia, la personalità autotelica trova il flow, è un tratto stabile dell’individuo che si forma nella relazione tra sfide ambientali e capacità personali, si forma dapprima nelle famiglie e, in seguito, nei contesti sociali. L’individuo nel corso dello sviluppo si addestra a fronteggiare momenti di ansia e noia, costruisce il suo Sé che può regolare nel corso di tutta la vita, portando al perpetuo sviluppo della personalità.
Link utili
Panta rhei https://it.wikipedia.org/wiki/Panta_rhei
Il padre della teoria del flow:
https://it.wikipedia.org/wiki/Mih%C3%A1ly_Cs%C3%ADkszentmih%C3%A1lyi
L’ansia https://flaviaepsiche.it/2021/04/02/la-paura-fa-90-e-fa-anche-danni/
La creatività https://flaviaepsiche.it/2021/03/05/la-creativita/
Il flow … bella esperienza
Si può provare …
Se non hai mai vissuto questa esperienza oppure ritieni di non averla mai vissuta appieno, puoi provare ad esercitarti.
La prima difficoltà che si incontra è quella di MOLLARE IL CONTROLLO. Più hai l’attitudine ad avere e a tenere tutto sotto controllo, più è difficile lasciarsi andare.
Hai mai provato a disegnare o a colorare un mandala? Potrebbe essere un ottimo esercizio.