Cosa si può fare contro una pubblicità offensiva

Quando esce una pubblicità offensiva, è necessario indignarsi, perchè ci sentiamo offese e ingiuriate. L’indignazione è un’emozione che consiste nel provare sdegno e risentimento, verso atteggiamenti o comportamenti ritenuti offensivi. Nel caso delle pubblicità sessiste e ingiuriose è necessario indignarsi, ma non è sufficiente.

Bisogna anche reagire. Il vocabolario di Google definisce così la parola reagire

/re·a·gì·re/verbo intransitivo

Replicare a un’azione o a una situazione esterna, spec. violenta o dannosa, cercando di contrastarla; opporsi (anche + a, talvolta + con ): smettila di subire, reagisci!; reagì all’offesa con uno schiaffo; r. al dolore, alla sofferenza, contrastarli dominandone gli effetti. Nel linguaggio sportivo, rispondere a un’azione dell’avversario attaccando.

Dobbiamo prendere la metafora calcistica e rispondere attaccando, e ci sono diversi modi per farlo.

Personalmente li adotto proprio tutti!

• Inviare la lettera di protesta, per conoscenza, sia ai diretti interessati sia ad una associazione di difesa dei consumatori
• Fare segnalazione scritta all’Autorità Garante, https://www.agcm.it/servizi/segnala-on-line
• Inviare copia della segnalazione anche allo IAP, Istituto Autodisciplina Pubblicità. https://www.iap.it/
• Se si tratta di cartellonistica stradale: rivolgersi al Comune di riferimento con una segnalazione al Sindaco e ai rappresentanti della categoria di persone offese

Personalmente credo che sia importante fare tutte le segnalazioni possibili quando una pubblicità è offensiva, oltraggiosa, denigratoria …

Ci credo al punto che adotto tutte le possibilità che esistono. Non dimentico poi di pubblicare sui social il mio pensiero, non a caso da anni ho realizzato la pagina Facebook Femmes et rèclame che è arrivata a oltre 5000 followers!

Oltre alle possibilità di cui sopra, faccio anche qualcosa in più:

• invio un comunicato stampa ad alcune testate giornalistiche

e

• boicotto il prodotto! E questa è la forma più efficace!

Abbiamo avuto esperienza di come le aziende, quando i consumatori protestano perchè ritengono scorretta la campagna pubblicitaria, corrono immediatamente ai ripari e la fanno ritirare. In un Paese perfetto il problema non dovrebbe esistere. Ma non esiste un Paese perfetto, per fortuna abbiamo i modi per affrontare e risolvere il problema. Usiamoli!

Cosa dice l’Europa

Nell’Unione Europea ci sono 61 atti normativi  contro la pubblicità sessista a riguardo di televisione, della comunicazione, del marketing e dei nuovi media.

Ci sono ben 21 Codici di autodisciplina, ma sono vincolanti solo per chi vi aderisce. Sono volontari! In Italia, come ho scritto sopra, abbiamo lo IAP. Dove sta l’inghippo? Sta nel fatto che non ci sono sanzioni per le pubblicità offensive, mentre ci sono per quelle ingannevoli.

Non siamo i soli a dover affrontare questo problema, ma in Italia siamo messi maluccio.

Hai notato che ho scritto l’articolo al femminile?

Purtroppo mi è venuto spontaneo scrivere l’articolo al femminile, e non è da me. Sia qui nel blog, sia nei social, non amo distinguere il genere delle persone alle quali mi rivolgo. Semplicemente perchè mi rivolgo a tutti e credo che non esistano “argomenti da donna” e/o “argomenti da uomo”. Inoltre, come ho già ripetuto centinaia di volte, le pubblicità sessiste sono imbarazzanti anche per gli uomini, che fanno quasi sempre la figura degli stolti.

Eppure mi è venuto così e così l’ho lasciato. Forse è la conseguenza di tanti commenti femminili che leggo nei social che mi stanno scoraggiando: se le donne non sono in prima fila, figuriamoci dove possono stare gli uomini 🙁