”Faccia a faccia con l’invidia: lo so che dici di non avere mai invidiato niente a nessuno, ma non è vero perché l'invidia la proviamo tutte e tutti. L'importante è capirlo e farci i conti
Faccia a faccia con l’invidia
Quando ero bambina, mia nonna mi diceva spesso che “è meglio fare invidia che pietà” e con questa frase intendeva dire di lasciare perdere alcune critiche, di non dare retta alle chiacchiere, perché erano sicuramente dettate dall’invidia. Allo stesso tempo però mi insegnava a non invidiare mai nessuno perché “l’invidia è una brutta cosa”.
Non è esattamente facile destreggiarsi tra due frasi così opposte, infatti non ci capivo molto: sapevo solo che invidiare non era una cosa bella, non si doveva fare. Se qualcuno aveva qualcosa in più di me o sapeva fare meglio di me qualcosa o aveva maggiore successo, io sapevo che non dovevo farci caso … o almeno dovevo fingere di non farci caso. NIENTE DI PIU’ SBAGLIATO DI UN SIMILE INSEGNAMENTO.
Specialmente quando si è bambini, l’emozione dell’invidia è presente e occupa uno spazio notevole nei nostri pensieri. Invidiamo i giochi dei compagnucci, le loro abilità che chissà perché ci sembrano sempre maggiori delle nostre e anche altre situazioni. Certo che se gli adulti insegnassero ai bambini che l’invidia è una emozione negativa sia per chi la prova, sia per chi la subisce, sarebbe molto più semplice riuscire a gestirla per il resto della vita.
E tu come te la cavi con l’invidia?
L’invidia esiste, come ho detto la si prova fin da bambini, si deve riconoscere e gestire! E’ uno dei tanti elementi che compongono la nostra Ombra e che ci piace tanto negare. Ho sentito dire da centinaia di persone la frase “io non invidio niente e nessuno” e quando succede suona un grande campanello di allarme. Se non la riconosciamo non siamo in grado di renderci conto quando la mettiamo in campo, quando la facciamo entrare in azione. In questo modo, con una certa dose di inconsapevolezza, facciamo un gran pasticcio! Le diamo spazio, le liberiamo un campo in cui può muoversi e agire del tutto indisturbata.
Provare invidia è umano, assaporare la gioia per il danno altrui è diabolico.
(Arthur Schopenhauer)
Schopenhauer svela immediatamente il limite: se invidiare è umano, provare gioia per il dolore degli altri non lo è. L’invidia non deve essere spinta a danneggiare le altre persone, deve avere un limite e più la si conosce e ri-conosce, più quel limite è evidente e netto e non viene superato.
L’etimologia della parola invidiare deriva dal latino “invidere”, che significa “guardare con malizia”, “guardare male”. Ha dunque a che fare con il malocchio di popolare tradizione e questo spiega benissimo quanta forza negativa porta con sé un tale comportamento.
Come riconoscere l’invidia?
L’invidia sa ben nascondersi e si presenta spesso per mezzo di altre emozioni come
- tristezza
- vergogna
- rabbia
- senso di colpa
- disperazione
- inquietudine
Spesso, quando proviamo invidia, mettiamo in campo uno o più comportamenti negativi e disfunzionali alla relazione come il pettegolezzo, la calunnia, il risentimento.
Tutto ciò va a peggiorare la nostra percezione dell’invidia fino a generare un pensiero ossessivo, uno stato d’animo di tristezza e di rivalità.
Cosa è l’invidia
Stiamo parlando di una emozione, di quelle classificate come secondarie e complesse, che ha una connotazione negativa. Nasce dalla percezione di una propria mancanza o incapacità e viene spostata sull’altra persona che viene vissuta come una minaccia: l’altro diventa la causa della propria mancanza. La persona invidiata in qualche modo inficia l’immagine di sé di chi invidia.
Si mostra come fastidio/risentimento/stizza/rivalità/scredito/spregio nei confronti di una persona che ha qualcosa che si vorrebbe tanto appartenesse a se stessi.
Se non viene gestita e affrontata porta dallo svalutare l’altra persona fino ad augurare e provare piacere per eventuali sue disgrazie e a desiderare che perdano quello che è l’oggetto del proprio desiderio.
Certo che con questa descrizione viene immediato pensare che una simile sensazione non ci appartenga! E questo atteggiamento rende molto difficile accogliere la nostra debolezza e accettare che invece sì, l’invidia ci appartiene.
Questa emozione, se girata in positivo, diventa ammirazione con conseguenze del tutto diverse sia per chi la prova sia per chi la sollecita. L’ammirazione genera comportamenti positivi per se stessi e per le altre persone, può portare al desiderio di prendere ispirazione e non ha nulla di distruttivo.
Link
https://it.wikipedia.org/wiki/Invidia
https://www.stateofmind.it/invidia/
https://www.youtube.com/watch?v=fZx6BiLzAtQ
https://flaviaepsiche.it/2025/04/10/fermati-e-soffermati-a-capire-come-stai/
https://flaviaepsiche.it/2025/02/04/momenti-si-momenti-no-e-altri-cosi-cosi/