”Vecchiaia, solitudine e noia sono tre sorelle che potrebbero farsi molta compagnia, invece si fanno del male e non riescono a cooperare. C'è bisogno di un aiuto in questi casi, la noia può essere una risorsa.
Vecchiaia, solitudine e noia
Non mi stuferò mai di ripetere che si parla di vecchiaia in modo general generico, ma non si sa mica a quale età ci si riferisce. E’ sotto gli occhi di tutti che ci sono persone che a 60 anni sembrano vecchie, mentre altre a 85 sono arzille e in gamba. Per convenzione si dice che l’età della pensione corrisponde a quella della vecchiaia, allora possiamo dire che l’asticella si sta alzando e di parecchio!
Insieme ad altri aspetti, le storie personali, lo stile di vita e l’annoiarsi sono fattori influenti sulla qualità della vecchiaia e proprio la noia è una delle emozioni responsabili di alcuni disagi individuali (e sociali).
“Essa è divenuta il vero disagio della nostra civiltà. Così, facendo finta di niente: modesta e irrilevante come si presenta. Non sembra neppure un fenomeno pubblico; con quell’aria da affare privato, personale. La noia della tradizione è un fenomeno dimesso che appartiene all’esperienza banale, certamente non a quella scientifica” (Tiberi, 1983, pagg. 8, 9).
La noia
La noia è un’emozione che può essere vissuta come sgradita, inattesa, improvvisa, affliggente e spesso unica, compagna di vita di molti anziani, istituzionalizzati e non.
Può influire negativamente sulla qualità della vita dell’anziano, fino a rappresentare un fattore predisponente alla melanconia quando non alla depressione.
La noia è un aspetto della vita degli anziani che viene trascurato pur essendo uno stato emotivo affatto raro, forse sottovalutato perché si tratta di un disagio difficile da definire, sfuggente e dalle molte facce (D’Urso, Trentin 1998). Fintanto che resta tale e non si trasforma in una vera e propria malattia, in un disagio psichico, la noia non ha una terapia. Eppure è uno stato emotivo percepito in modo negativo che provoca malessere, che toglie ogni gioia e che, come la definisce il filosofo Massimiliano Biscuso (2001), è il grado zero della sofferenza.
C’è del buono anche nella noia
Il tempo vuoto potrebbe rappresentare anche l’ultima occasione di tempo da dedicare a sé, per riflettere, ricordare e rivivere la propria storia.
Presentare un modo alternativo di mettersi in relazione con l’anziano, utilizzando le attività come strumento che non sia solo un passatempo momentaneo, ma che permetta di riempire il vuoto, a livello di relazione intrapersonale, e permetta l’instaurarsi (o, nei casi migliori, il consolidarsi) di relazioni interpersonali è realistico?
Quando si è giovani il tempo libero è uno spazio, limitato, desiderato e ricercato. Quando si è anziani il tempo libero è spesso uno spazio immenso che non si riesce a colmare se non in piccola parte. Ma le sensazioni di vuoto e di tempo che non passa sono tipiche percezioni dell’annoiato. Spesso gli anziani non riescono a sfruttare appieno le potenzialità di libertà offerte loro proprio dall’età e spesso le giornate sono interminabili. Una situazione questa che li porta a rimpiangere la gioventù e che li porta ad esperire la perdita della gioia di vivere.
Se l’individuo non ha rispettato le sue esigenze durante le età evolutive sarà un vecchio poco creativo, privo di fantasia e non avrà tempo libero, bensì tempo vuoto. E’ dunque necessario un processo di apprendimento per accogliere la vecchiaia, apprendimento vissuto come processo individuale e creativo, nel senso di creatività inteso da Carotenuto (1991)
“Persona creativa non è soltanto l’artista o l’artigiano, ma chiunque sviluppi questa disposizione a guardare con curiosità e meraviglia il mondo senza lasciarsi inibire da schemi preordinati o da pregiudizi, insomma da modalità collettive. Inoltre non bisogna cadere nell’errore comune di entrare in competizione con gli altri, perché la nostra unicità costituisce di per sé un valore che si rischia di perdere proprio nel confronto competitivo. Possiamo migliorarci solo rispetto alle nostre potenzialità, non rispetto alla performance di un altro che non ci corrisponde né probabilmente ci appartiene”.
La vecchiaia è una delle tappe evolutive della nostra esperienza che non dovrebbe coglierci di sorpresa bensì preparati ad accoglierla da tempo. Ma la tappa ultima non vende e non rende, pertanto la società ci abitua a rimuovere il nostro futuro.
Link
https://caterinalazzarini.it/blog/cosa-fare-quando-ti-annoi-a-60-anni/
https://flaviaepsiche.it/2021/04/29/la-cura/
https://flaviaepsiche.it/2021/10/21/psiche-routine-mai-sentita-eh/