”La vecchiaia non è uguale per tutti, per alcuni fila liscia come l'olio, per altri è più difficile, per altri ancora è un tormento. E' un'età della vita complessa e la società potrebbe aiutare maggiormente a viverla in modo sereno e dignitoso
La vecchiaia non è uguale per tutti
Nel nostro tempo la vecchiaia è in generale vista in modo negativo: è l’età in cui non si produce ma si continua ancora a consumare, necessita di cure e di accudimento, ancor prima che un fatto personale, oggi la vecchiaia è un grande problema sociale.
Non solo è aumentato il numero dei vecchi, ma anche il numero di anni che si vivono da vecchi.
Inoltre la condizione senile è molto eterogenea, c’è chi a ottanta anni è attivo, creativo ed ha una condizione affettiva stabile e c’è chi è povero ed emarginato.
Così, distinguendo l’età senile in macrocategorie, dunque già perdendo di vista l’individualità, nell’immaginario collettivo la vecchiaia ha una connotazione negativa ma, in seguito al cambiamento di comportamento degli anziani sani si sta insediando un’immagine eccessivamente positiva che patologizza anch’essa. L’anziano sano sempre più spesso cura maniacalmente il proprio aspetto, si dedica all’attività fisica, esce e frequenta gli amici e, altrettanto spesso, finge di essere ancora giovane. Vive così una realtà dualistica e perde il suo Sé, perde la strada della sua identità profonda e nega il suo stato fisico e psicologico.
Il mondo dei vecchi, che resta ancora da capire anche da quando si è vecchi, è oggi suddiviso in tanti mondi, forse i principali sono i seguenti:
- quelli in gamba, arzilli e sani
- vecchi che rifiutano la loro età e perseguono l’eterna giovinezza
- quelli soli, malati, poveri
- vecchi consapevoli della loro età, che cercano di godersi la vita fino all’ultimo in base alle loro reali possibilità e necessità
Cambio di paradigma: da vecchiaia come saggezza a eterna giovinezza
Quando il paradigma dell’eterna giovinezza diviene un modello di comportamento generalizzato, si rischia di perdere di vista l’intero fenomeno dell’invecchiamento, le sue dinamiche complesse e la qualità della vita dell’anziano.
Jung definisce la curva della vita come la traiettoria di un proiettile; eliminata l’inerzia il proiettile sale, per tornare, scendendo, allo stato di quiete. Ma la vita psicologica si adegua difficilmente a questa legge della natura, per questo motivo spesso accade che gli individui restino indietro rispetto ai loro anni e conservano uno stato giovanile se non infantile. Utilizzando come metafora della vita la salita e discesa da una vetta, Jung per definire coloro che non vogliono crescere, afferma che hanno la tendenza a guardarsi indietro anche quando sono giunti in cima alla vetta. La paura di vivere li trattiene di fronte alla vita, e la stessa paura li farà inaridire con l’età.
“Disconoscere la propria età” significa “ribellarsi alla propria fine”. Entrambi sono un “non voler vivere”, giacché un “non voler vivere” e “non voler morire” sono la stessa cosa” (Jung, 1978, p.23).
Dice Psiche
Questo atteggiamento tace l’intenzione di negare l’invecchiamento e la morte come sua inevitabile, estrema conseguenza. Il problema si riflette sull’organizzazione sociale a diversi livelli:
- dal punto di vista economico negando le esigenze e le conseguenze della vecchiaia si evitano investimenti finanziari
- dal punto di vista organizzativo ciò influenza la quantità e la qualità degli interventi
In base a questa argomentazione, l’etichetta della vecchiaia dovrebbe prevedere la specificazione delle due tipologie sano e patologico perché aprono a due mondi molto diversi tra loro.
La vecchiaia non è uguale per tutti
Salute e malattia
Essere vecchi non significa essere malati, ma tra i due fenomeni esiste una stretta associazione quando la malattia non cessa con la guarigione. In questo caso sia la malattia sia la vecchiaia possono portare ad uno stato di cronicità, disabilità o alla morte. La vecchiaia esercita un’influenza negativa sullo stato di malattia perché l’indebolimento complessivo dell’organismo legato all’età, amplifica i rischi della malattia. Inoltre raramente la malattia nell’anziano è un evento isolato ponendosi in un quadro pluri patologico. Risulta dunque evidente quanto sia differente affrontare solo la vecchiaia piuttosto che la vecchiaia e la malattia contemporaneamente.
Per tutti ed i ogni caso, la vecchiaia è l’ultimo periodo della vita e finisce con la morte ed in questo periodo si verifica comunque una progressiva perdita di funzioni fisiologiche.
Indipendentemente dallo stato di salute si possono rintracciare alcuni fattori che influenzano la vecchiaia:
- il livello culturale individuale e dell’ambiente
- lo status sociale
- la famiglia che può essere più o meno accogliente
- la personalità.
Link
https://flaviaepsiche.it/2024/10/18/anziani-della-terza-eta-diversamente-giovani/
https://lechiavidelmondo.it/benessere-salute-terza-eta-consigli-utili/
https://istitutosalute.com/terza-eta/
https://flaviaepsiche.it/2023/10/14/non-vorrei-metterti-ansia-mail-tempo-vola/