”Con gli attacchi di panico ci vuole calma e sangue freddo, come vengono così se ne vanno, ma è necessario capire come mai sono arrivati perché è l'unico modo per liberarsene!
Attacchi di panico
La famiglia degli attacchi di panico è la stessa delle crisi di ansia, il ceppo originario è la paura.
Ti dico subito che, rispetto agli attacchi di panico, le crisi di ansia sono una passeggiata. Detto così suona male, ma chi ha o ha fatto l’esperienza di entrambe le situazioni, comprende benissimo cosa intendo.
L’attacco di panico è terrore puro, che arriva senza se e senza ma e, apparentemente, senza preavviso. Ti lascia steso/a senza capire che diavolo sia successo. Una sorta di tsunami di sensazioni negative che ti fanno pensare di essere arrivato/a alla fine dei tuoi giorni, lì esattamente in quel momento e senza un perché.
La mente, per un tempo che sembra infinito, è in totale confusione e la sensazione è quella di essere in balia di un evento sconosciuto e improvviso. Manca l’aria, il cuore sembra impazzito, mancano le forze, la confusione mentale è parecchia. In quel momento non c’è un “prima” né un “dopo”, l’esperienza è totalizzante, nello spazio e nel tempo. Si vuole solo che passi. Subito. Nello stesso momento in cui la si vive. E dopo si vorrebbe non averlo mai provato.
La migliore rappresentazione possibile è quella di Inside out 2
Cosa è
Clinicamente si definisce come “improvvisa comparsa di un periodo distinto e breve di intenso disagio, di ansia o di paura, accompagnati da sintomi somatici e/o cognitivi”.
Gli attacchi di panico sono diffusi e trasversali per età e genere, ma sono anche spesso confusi con altri fenomeni psi.
Un tempo ci si faceva auto diagnosi confrontando le patologie tra conoscenti (se tu hai quello e hai questi sintomi, siccome anche io ho quei sintomi allora anche io ho quello) oppure sfogliando un’enciclopedia. Oggi si usa l’Internet. Ma la diagnosi di attacco di panico viene fatta dal medico e dallo psicologo, non in autonomia! Ci sono criteri che indicano se si tratti proprio di questo o di altro ed è sempre necessario che il medico escluda altre cause di origine dei sintomi riportati.
Le cause
Le cause possono essere molteplici e attengono alla storia individuale del paziente. Spesso, dopo il primo attacco di panico, i successivi attacchi sono favoriti dalla paura stessa che possa ripresentarsi. Entra in gioco un meccanismo di autosuggestione che gioca un ruolo decisivo.
Sintomi
Gli attacchi di panico, sono totalizzanti e lo sono anche nel senso che i sintomi possono interessare diverse aree, dalla cognitiva a quella somatica.
Quello che segue è un elenco di sintomi possibili, non è detto che ogni attacco di panico sia uguale al precedente e non è detto che i sintomi si manifestino tutti e tutti insieme.
- Comparsa improvvisa di un forte senso di disagio, paura ed ansia. Paura di perdere il controllo;
- Sensazione di irrealtà/derealizzazione;
- Paura di morire;
- Sensazione di fastidio e/o dolore al petto;
- Vampate di calore o brividi;
- Tremori;
- Aumento della sudorazione;
- Dolore addominale e/o nausea;
- Sensazione di soffocamento, fame d’aria;
- Aumento della frequenza cardiaca e palpitazioni;
- Intorpidimento o formicolio;
- Vertigini, sensazione di svenimento.
Cosa fare in caso di attacco di panico
Chi ha già avuto questa esperienza li riconosce prima che arrivino, ci sono infatti dei segnali di allerta che preparano alla crisi. Chi non ne ha mai avuti è probabile che si spaventi ancora di più. Ci sono delle cose da fare che possono aiutare molto a superare la crisi.
- Riconoscere l’attacco di panico e non opporsi; è importante nominarlo e dirsi che come è venuto, così passerà
- Cercare di rilassarsi e di riportare l’organismo ad uno stato di calme, gli esercizi di respirazione aiutano tantissimo!
- Focalizzare l’attenzione sul qui e ora anche del nostro corpo, può essere utile darci dei leggeri pizzicotti sulle mani, se possibile togliersi le scarpe e sentire i piedi aderire al pavimento, prendere del ghiaccio e passarlo da una mano all’altra. Insomma utilizzare delle strategie sensoriali che ci fanno sentire presenti a noi stessi e permettono di spostare l’attenzione, rassicurandoci.
Come essere di aiuto e COSA NON FARE con chi ha un attacco di panico
Se ti capita di assistere una persona che si trova in questa situazione, ci sono alcune cose da fare e altre da non fare, o meglio da non dire perché non aiutano. Poiché l’esperienza mi insegna che spesso si prendono grossi granchi quando si soccorre qualcuno in pieno attacco, che sia di panico o di ansia, inizio da ciò che è preferibile EVITARE ossia le frasi come:
“non hai niente, calmati!”
“non esagerare che peggiori solo la situazione, tranquillizzati”
“ancora con questa storia? Ormai lo sai che dipende da te”
“Ti rendi conto che non è successo nulla e che è tutto nella tua testa?” non è una frase gentile né una frase di supporto, decisamente non lo è. Se il pericolo non c’è nella realtà, ma è percepito, è come se ci fosse.
Frasi di questo tipo arrivano come dei rimproveri, non come supporto; QUESTE FRASI NON VANNO MAI DETTE e, per dirla tutta, non andrebbero nemmeno pensate!
- Evita di fare domande su domande, “cosa è successo?” – “quando è iniziato” – “quanto è durato” – “ti era già successo prima?” – “hai qualche problema?” … ok, lo so che vuoi saperle tutte queste cose, ma non adesso. Non adesso! Dare assistenza a chi ha un attacco di panico non è semplice e se non te la senti, se nei confronti di chi ha una crisi di questo tipo sei giudicante, se ti sembra che “stia esagerando”, lascia il posto ad altri. Lo dico senza giudizio alcuno nei confronti di chi non riesce a essere di aiuto in quel momento. Piuttosto che ostacolare o peggiorare la situazione è decisamente preferibile e rispettabilissima la posizione di chi lascia spazio ad altri.
Ci vuole anche poco per capirlo! Ma, evidentemente, non ci vuole così poco perché la maggior parte delle persone che soffrono di attacchi di panico se le sentono ripetere spesso. Un buon tacer può essere la soluzione migliore. Se non si sa cosa dire, si sta con la persona che ha bisogno di soccorso e la si invita a parlare, chiedendole cosa la farebbe stare meglio.
Altra cosa da non fare è quella di offrire un alcolico “prendi un bicchierino che ti tira su” o del caffè “che ti riprendi”, decisamente meglio è dare un bicchiere di acqua quando la crisi è terminata. Gli alcolici e la caffeina, un’altra volta – grazie.
Link
https://flaviaepsiche.it/2022/06/18/la-trilogia-stress-ansia-panico/
https://flaviaepsiche.it/2021/04/02/la-paura-fa-90-e-fa-anche-danni/
https://it.wikipedia.org/wiki/Attacco_di_panico
https://it.wikipedia.org/wiki/Ansia