Skip to main content

La psicologia dell'abbigliamento è una disciplina interessante che parla di noi, del nostro modo di usare gli abiti, ora e allora

Psicologia dell’abbigliamento

Amarcord

Senza andare troppo lontano nel tempo, c’è stata un’epoca in cui gli abiti e gli accessori godevano di alta considerazione nelle famiglie, il denaro scarseggiava e si era parsimoniosi più per necessità che per virtù. Uno stesso vestito passava da un componente della famiglia ad un altro, poi veniva trasformato e non solo una volta; si rivoltavano polsini e colletti, si allungavano e accorciavano orli. Ogni modifica che rendeva un capo indossabile era ben accetta.
Poi arrivarono i mitici anni ’60, quelli del boom economico e la faccenda cambiò un po’. Ma abbiamo dovuto aspettare l’arrivo degli anni ’70 per vedere la nascita del prêt-à-porter italiano, ecco lì c’è stata la svolta, lì è stato segnato il confine tra alta moda e moda pronta da indossare. Lì abbiamo iniziato a cambiare le nostre abitudini e a giocare con i vestiti.

Sebbene ci fosse stata questa enorme innovazione, nelle famiglie vigevano ancora regole abbastanza rigide rispetto al cosa mettersi e quando metterselo e c’era una gerarchia di suddivisione per gli abiti e anche una determinata quantità da rispettare, una sorta di modica quantità che indicava che la persona era dignitosa e al contempo sobria e non vanitosa.

Psicologia dell’abbigliamento

Uno degli aspetti meravigliosi della Psicologia è la sua trasversalità, è una disciplina che ha una vasta applicazione perché studia tutto il comportamento umano, quindi non c’è da stupirsi che esista, dal 1930, la Psicologia dell’abbigliamento che è stata inaugurata da John Carl Flügel con la pubblicazione del libro “La Psicologia dell’abbigliamento” https://www.francoangeli.it/Libro/9788891787293/Psicologia-dell’abbigliamento?id=4324 e ha affermato che i vestiti sono un’estensione del nostro io corporeo.
Quindi bando alle ciance, quando sentiamo dire che le persone che se ne interessano sono superficiali, quando sentiamo dire che sono cose effimere e di poco conto, possiamo smentire le dicerie citando tanto di studio scientifico che afferma esattamente l’opposto.
Flügel nel suo trattato ci racconta la storia dell’abbigliamento, ci spiega perché gli uomini hanno iniziato a vestirsi … A proposito secondo te, perché è nata quella che poi è diventata un’esigenza e un obbligo sociale?

  • Per ripararsi dalle escursioni termiche?
  • Per proteggersi da eventuali ferite?
  • Per proteggersi da insetti e animaletti vari?
  • Per difendersi dal mondo occulto?

Secondo Flügel le funzioni principali sono l’igiene e la protezione – dal freddo, dalle ferite e anche dagli spiriti. L’interesse dell’autore era principalmente sulla funzione psicologica dell’abbigliamento e questa è la caratteristica peculiare del suo approfondito studio che ce ne parla in termini sociali e psichici.

L’abbigliamento è una cosa seria

In tempi più recenti e con strumenti decisamente più affidabili, sono stati fatti nuovi studi e in quello condotto in Florida si è scoperto che il primo “vestito” potrebbe risalire a circa 170.000 anni fa quando l’umanità si trovò ad affrontare la prima era glaciale https://www.lescienze.it/news/2011/01/08/news/i_vestiti_furono_inventati_170_000_anni_fa-553452/.

 “Per quanto sembrino cose di secondaria importanza,

la missione degli abiti non è soltanto quella di tenerci caldo.

Essi cambiano l’aspetto del mondo ai nostri occhi e cambiano noi agli occhi del mondo”

(Virginia Wolf)

Quale migliore momento per fare shopping se non durante i saldi o forse no, forse è in occasione del cambio stagionale, oppure nemmeno tanto quello quanto la partecipazione ad un evento … non so dirvi quale sia il momento migliore, forse si può affermare che ogni occasione è buona.
Fare shopping, tendenzialmente ci piace perché

  • Ci piace essere alla moda;
  • Ci piacciono i mai più senza;
  • Ci piace apparire al meglio;
  • Ci piacciono le comodità.

Nulla di male in tutto ciò, forse però è arrivato il momento di dire che, negli ultimi anni, abbiamo esagerato e siamo diventati degli spreconi di primo livello, probabilmente perché non abbiamo riflettuto e ci siamo fatti prendere la mano.

Razionalità limitata

  • Come abbiamo fatto a non accorgerci che stavamo buttando letteralmente nel mare i nostri rifiuti?
  • Come abbiamo fatto a non pensare che le risorse non sono infinite? Come abbiamo fatto?

Il fenomeno è complesso ed è il risultato di tantissimi aspetti che abbiamo trascurato quando proprio non considerato, aspetti che hanno a che fare con il consumismo, con la politica, con il sociale, con la natura umana, con la cultura. Sicuramente non abbiamo considerato nemmeno il fatto che l’essere umano non ha un cervello elettronico e che le informazioni che raccoglie non sono tutte processabili contemporaneamente e quindi sceglie di processare quelle che più gli interessano. Siamo intelligenti, sì, ma non onnipotenti.
Siamo infatti dotati di una RAZIONALITA’ LIMITATA https://it.wikipedia.org/wiki/Razionalit%C3%A0_limitata, il nostro sistema cognitivo ha limiti che ci impediscono di gestire tutte le informazioni, ad esempio ha limiti del sistema mnemonico e del sistema attentivo. Inoltre gli stimoli esterni vengono filtrati dal sistema percettivo, trasformandoli in immagini mentali soggettive, per cui ciò che il soggetto percepisce non è un’immagine fedele della realtà. Non solo, non è detto che poste più persone di fronte ad uno stesso stimolo, tutte vedano la stessa cosa.
Questo per dire che abbiamo bisogno di essere educati, di essere formati, di essere informati e sensibilizzati sulle conseguenze delle nostre azioni. Anche sul modo di fare shopping.

 

Tratto dall’e-book I love shopping che trovi qui https://flaviaepsiche.it/ebook/ e puoi scaricare gratuitamente se ti iscrivi alla newsletter qui https://flaviaepsiche.it/newsletter/