”La formazione sta antipatica a … tutti? No, ma a molti sì e ne hanno ben donde, a volte noi formatori siamo noiosi in modo esagerato
La formazione sta antipatica a … tutti?
C’è da prenderne atto, la formazione sta antipatica a molte persone e i motivi sono tanti e diversi. Nonostante questa premessa, che riprenderò nel dettaglio nei prossimi paragrafi, vorrei iniziare con una lode a questa disciplina.
La formazione, quella fatta come dovrebbe essere fatta, è un momento importantissimo per ogni persona che lavora e non, perché permette appunto di dare una FORMA. E senza forma non si va da nessuna parte!
Su Wikipedia c’è un passaggio molto importante che dice
Si distingue dall’ISTRUZIONE perché non si limita alla mera acquisizione di conoscenze, e in misura minore dall’educazione, a cui è accomunata dal rilievo pratico e comportamentale, ma rispetto alla quale ha assunto recentemente delle connotazioni tecniche, attinenti al conseguimento di abilità professionali, intellettive, culturali, artistiche, o comunque specialistiche, sia individuali che riferite a organizzazioni collettive. (https://it.wikipedia.org/wiki/Formazione)
In realtà il nostro atteggiamento verso questa disciplina dovrebbe essere di interesse, curiosità, passione. Invece le cose non vanno proprio sempre così.
La formazione sta antipatica a … tutti?
Cosa succede in aula?
Parte I – lato formatori
- Impostazione formale – sembra quasi che molti formatori si sentano più allievi che docenti e, di conseguenza, si presentano e impostano l’incontro in modo molto (troppo?) formale. Il guaio di una eccessiva adesione al compito è di perdere di vista il bisogno della platea;
- Metodologia frontale – va bene eh, è praticamente inevitabile che almeno una parte sia dedicata al metodo frontale, ma ore (che siano due o tre o quattro, per non dire è full time) a stare seduti ad ascoltare una persona che parla e parla … diciamolo che sono pesanti per chiunque. Oggi abbiamo tantissimi strumenti che ci permettono di affrontare in modo trasversale tante tematiche, si tratta davvero di usarli sti benedetti strumenti!
- Desiderio di mostrare la propria conoscenza – questo è il tarlo di ogni professionista (me compresa eh!), ci si tiene a far capire che l’argomento di cui si parla lo si conosce, perché nessuno è esente dal timore del giudizio e a tutti piace “fare bella figura”. Ma questo è un punto molto delicato, perché pur essendo un moto comune, deve essere governato: non stiamo affrontando un esame universitario, stiamo facendo formazione. E la formazione si fa docenti e discenti, si dà e si prende, si insegna e si impara. A mio parere se non partiamo da questo assunto … meglio se cambiamo professione;
- Scarso uso della fantasia – i metodi formativi qualcuno li ha pur inventati e prima di diffonderli li ha anche sperimentati, alla base dei più efficaci ed efficienti c’è tanta fantasia. Osare anche un po’ nel proporre metodologie nuove non è una idea malvagia.
La faccenda si potrebbe forse riassumere con un bel “anche i formatori devono partecipare alla formazione professionale” altrimenti il rischio è che diventino dei parlatori, oratori magari anche molto bravi nel farlo, ma FORMAZIONE è qualcosa d’altro.
La formazione sta antipatica a … tutti?
Cosa succede in aula?
Parte II – lato discenti
- Noia – quando la partecipazione non è attiva, nel senso che l’impressione è che venga chiesto di tornare sui banchi di scuola e, ogni tanto, fare sì con la testa per mostrare che si sta seguendo l’argomento proposto, allora la noia è INEVITABILE;
- Poco interesse – è noto che se siamo obbligati a seguire un corso perché “così si deve fare” o, come ho sentito dire più volte, “siamo obbligati a farlo” è molto difficile che ci sia interesse, quindi partecipazione attiva;
- Argomenti scelti da altri – la famosa ANALISI DEI BISOGNI ormai è diventata una chimera. Spesso accade che qualcuno decida il tema della formazione e lo proponga/imponga ad altri. E’ vero che in base al ruolo c’è anche chi si rende conto di quali siano eventuali mancanze e/o temi che ritiene sia importante affrontare, ma se la platea non è MAI direttamente coinvolta, altrettanto MAI sarà partecipativa;
- Percezione di perdere tempo – è ovvio che se sento la formazione come un obbligo e devo aggiungerla ai miei compiti, posso viverla solo come una perdita di tempo rispetto al lavoro che ho già da fare
E poi ci sarebbe un grande capitolo da aprire sulla formazione a distanza, ma ne riparleremo … perché formazione è anche tempo e ritmo 😉
Link
https://flaviaepsiche.it/2023/03/27/la-psicologia-del-conumatore-all-uni-3/
https://flaviaepsiche.it/2021/09/20/nella-formazione-la-forma-e-sostanza/
https://flaviaepsiche.it/2021/05/11/che-nessuno-tocchi-l-intervallo
https://associazioneitalianaformatori.it/
https://www.raffaellocortina.it/scheda-libro/gian-piero-quaglino/fare-formazione-9788870789829-970.html