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Le conditio sine qua non della relazione psicoterapeutica sono almeno due, la garanzia della riservatezza e la sospensione del giudizio

Le conditio sine qua non della psicoterapia devono essere conosciute perché sono diritti veri e propri di chi si rivolge ai professionisti PSI

Le conditio sine qua non della psicoterapia

Riservatezza

Ci sono condizioni che sono un diritto indiscutibile di ogni persona che fa un percorso psicologico o psicoterapeutico ed è importante che siano note. Non è “farina del mio sacco” (che fosse così sarebbero opinabili), ma veri e propri diritti dei clienti e doveri dei professionisti esplicitati nel codice deontologico degli psicologi.

In primis cito il SEGRETO PROFESSIONALE, il Codice deontologico dice che

Lo psicologo è strettamente tenuto al segreto professionale. Pertanto non rivela notizie, fatti o informazioni apprese in ragione del suo rapporto professionale, né informa circa le prestazioni professionali effettuate o programmate …


Fatte salve le eccezioni particolari di cui in seguito parla lo stesso codice, è importante, a mio parere, definire bene il significato di questa affermazione. Si intende che il professionista non può nemmeno dire se una tale persona sia o meno tra i suoi clienti. Quindi se qualcuno, ad esempio, chiede se Tizia o Caio siano tra i suoi clienti, il professionista NON DA’ RISPOSTA!

Per esplicitare meglio il concetto, precisando che mi riferisco a maggiorenni, un genitore o un coniuge non hanno diritto di venire a conoscenza dell’eventuale percorso del parente/congiunto da parte del professionista. Chi vuole avere questo tipo di info si deve rivolgere direttamente alla persona interessata. Credo che sia chiaro ed evidente che questa riservatezza è richiesta solo al professionista, il/la cliente è libera di dire ciò che vuole e a chi vuole in merito al suo percorso.

Il segreto professionale

Con l’espressione “segreto professionale” ci si riferisce certamente al divieto di riportare quanto è stato detto fuori dal contesto dello studio e con persone diverse dalla/dal cliente, ma anche e ancora di più. SI GARANTISCE UNA TUTELA TOTALE.

In questo modo è possibile creare uno spazio di completa riservatezza e sicurezza e un clima di fiducia. Tutto ciò che accade in assenza della/del diretta/o interessato inoltre viene riportato; questo vuol dire che se, ad esempio, un genitore o un coniuge telefona per avere informazioni, non solo non le avrà, ma la telefonata verrà riferita alla persona in questione.

Il Codice è poi molto puntuale nello specificare cosa/come/quando e perché si possa e non si possa dire o fare rispetto al segreto professionale, ma sono aspetti che esulano da quanto mi interessa comunicare in questo articolo.  Il messaggio che intendo trasmettere e che vorrei arrivasse forte e chiaro è che lo studio professionale è un luogo sicuro, un contenitore di cui solo la persona possiede la chiave.

Le conditio sine qua non della psicoterapia

Assenza di giudizio

Va detto che qualcuno di molto più importante degli psicologi ne ha parlato per primo, dicendo:

“Non giudicate, affinchè non siate giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi”

L’articolo 4 del Codice afferma che:

Nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità

E’ ovvio che, fuori dagli studi, anche noi professionisti abbiamo le nostre idee, i nostri valori di riferimento, la squadra del cuore e così via, ma restano fuori dalla porta dello studio e non interferiscono con la professione.

E se, invece, accadesse?

In quel caso è responsabilità del professionista decidere se prendere in carico o meno la persona … anche a questo servono alcuni iniziali colloqui conoscitivi. Se ritiene di non prendere in carico il caso lo comunicherà esplicitando di ritenere di non essere la persona giusta. Potrà fornire nominativi di colleghi o, se necessario, di altri professionisti.
E’ importante chiarire che il professionista non giudica, non si scandalizza e non ha il compito di dire ciò che ritiene sia giusto o sbagliato in base ai suoi criteri personali! Proprio sulla scia di questa logica non si danno consigli … anzi per dirla proprio tutta, se vi dovesse succedere, fatelo notare che sta uscendo dal seminato. Che i consigli si danno su basi personali e non professionali, non mi stancherò mai di dirlo 😉

Link

https://flaviaepsiche.it/2022/11/19/e-se-mi-accorgo-che-la-psicoterapia-non-funziona/
https://flaviaepsiche.it/2021/11/05/il-percorso-di-psicoterapia/
https://www.psy.it/la-professione-psicologica/codice-deontologico-degli-psicologi-italiani/
https://www.stateofmind.it/relazione-terapeutica/