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Sul riconoscersi, valutarsi e definirsi: siamo bravi a definire, valutare e criticare "gli altri" ... ma siamo capaci a farlo con noi stessi?

Sul riconoscersi, valutarsi e definirsi

Più facile dirlo che farlo

Ti è mai successo di dover dare una definizione di te?
Non una in generale, ma proprio specifica, ad esempio un determinato lato del tuo carattere. Hai presente quella situazione tipo il programma TV Belve https://it.wikipedia.org/wiki/Belve: tu che belva sei?
Sembra facile, ma quando ti trovi in situazione ti rendi conto di arrancare e più la domanda è specifica, più è difficile trovare il responso che ti soddisfi.
Provaci, dai: tu che belva sei?

E, continuando a cavalcare l’onda di Francesca Fagnani “me lo dici un tuo difetto vero?”

Personalmente mi capita spesso perché noi psicologi mica le facciamo solo agli altri le domande difficili, anzi con noi stessi siamo decisamente più spietati. Ma, a volte, ci si mettono pure i collaboratori a farci andare nel pallone. La social media manager che mi segue per progettare una nuova campagna pubblicitaria mi ha chiesto “ma tu cosa offri di diverso dai tuoi colleghi?”.
Se ne arriva lei, bella come il sole, a farmi la domanda che mi pongo ormai da anni. Sulla questione ci giro su e, solitamente, me la cavo ringraziando l’Universo per la fortuna enorme che ho nell’incontrare (quasi) sempre le persone giuste. E non ci credo al caso, semmai  mi sembra che, con me e la professione, l’Universo sia davvero magnanimo. Poi aggiungo che un po’ c’entro anche io, che se sento che potremmo non essere il meglio l’una per l’altro/a, lo dico subito e cerco una soluzione con la persona interessata.

Ma, a quella domanda, gira e rigira, non ho mai dato una risposta.
Semmai ne ho date troppe, ma non sono arrivata alla scelta.
Una domanda così netta prevede una risposta, non duecentocinquanta.
E, se già non fosse difficile così, prevede una risposta che riguardi, nel caso specifico, me non una cosa general generica.

Ho anche pensato all’escamotage di chiederlo ad altri, di raccogliere diversi pareri per vedere se ce ne sono alcuni che si ripetono o che si somigliano. Ma non va bene. Sono io che devo rispondere e definire con un aggettivo, ma anche con qualche parola di più, la mia peculiarità.

Ti sei mai trovato/a in una situazione simile? Non per gioco, che lì facciamo tutti in fretta, ma sul serio.

 

Sul riconoscersi, valutarsi e definirsi

Sfumature dello stesso percorso mentale

Da un cassetto della memoria è emerso un esame universitario in cui una docente, la magnifica Claudia Piccardo, ha chiesto a ogni studente di auto valutarsi. Il gelo è piombato nell’aula. Alcuni tentarono di rifiutarsi “ma no, è lei che deve valutarci, noi che ne sappiamo?”. Insomma una piccola insurrezione che aveva del surreale, perché all’apparenza è bellissimo potersi auto valutare ad un esame … in apparenza è bellissimo. C’era chi:

  • non sapeva proprio che pesci pigliare perché non ci aveva mai pensato prima;
  • temeva di sopravalutarsi e di peccare di presunzione;
  • preferiva fare che sottovalutarsi sperando nell’intervento della prof che tirasse su il voto.

E, invece, la magnifica prof ci ha dato esattamente il voto che ci eravamo auto attribuiti.

Prova a suddividere in aree alcuni aspetti della tua vita e ad auto valutarti: ad esempio nel lavoro, nei sentimenti, in famiglia, con gli amici.  Tu, che voto ti daresti?

Ma come è possibile che sia così difficile, sembra così facile quando lo facciamo con gli altri, mentre verso noi stessi tutto diventa complicato. Eh già, proprio così.

Link

https://flaviaepsiche.it/2021/04/29/la-cura/
https://flaviaepsiche.it/2021/05/25/il-backoffice-del-mio-studio/
https://www.luniversitario.it/2021/03/27/come-attribuire-un-valore-a-se-stessi/