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Una catena d'amore è l'immagine che mi viene in mente quando penso alla dipendenza affettiva. L'ha illustrata benissimo Selvaggia Lucarelli nel suo libro Crepacuore

Una catena d’amore malato

La dipendenza affettiva è uno di quei fenomeni che sono di difficile comprensione sia da parte di chi ne soffre, sia dagli altri.
Sembra impossibile che una persona possa sviluppare una vera e propria dipendenza da un’altra persona. Appare strano che, da adulti, si senta il bisogno di qualcun altro per poter affermare la propria esistenza. E’ come ripetere quel legame di dipendenza che univa il bebè ai genitori, si regredisce ad uno stato mentale infantile quando:

  • la propria esistenza era l’esistenza stessa dei genitori;
  • si ricercava l’affetto genitoriale per dare forma e sostanza a se stessi;
  • senza le indicazioni degli adulti non ci si sapeva muovere nel mondo;
  • le regole erano assolute e dettate esclusivamente dai genitori.

Per quanto improbabile possa apparire, è una situazione parecchio diffusa. Spesso sono proprio quelle persone che appaiono molto sicure di loro stesse ad avere questo “tallone di Achille”. I confini tra se stessi e gli altri sono labili ed è solo attraverso l’altro che si riesce a definire sè.

Una catena d’amore malato

Cosa succede quando si ha questo problema? Accade che l’altro è la catena alla quale ci leghiamo e da cui non vogliamo e non riusciamo a slegarci. A tutti i costi si vuole stare con l’altra persona che non viene vista come ALTRO DA SE’, ma come la continuazione di se stessi. L’esistenza propria è legata in modo che (sembra essere) indissolubile all’altra.

Si accetta tutto pur di non perdere quel legame, perchè quelle catene sono la cosa che ci rappresenta. Si diventa quel legame e non si vede oltre.

  • Non c’è tempo al di fuori di quello passato insieme. L’intera giornata è pensata in base a quando si starà insieme e a quando si è stati insieme. Passato-presente-futuro sono un tutt’uno.
  • Non c’è spazio se non quello della coppia. Non si va in nessun luogo senza l’altra persona, se lo si fa è comunque in funzione della relazione. Il mondo si restringe e diventa quello della coppia. Tutto il resto non resta solo fuori, mentalmente non esiste.

Crepacuore

Su questo tema ci ha scritto un libro Selvaggia Lucarelli, personaggio che non sempre riscuote le simpatie del pubblico perchè si presenta spesso in modo molto diretto. Ed è proprio da qui che vorrei partire, da come si presenta Selvaggia.

Lei è innanzitutto un personaggio pubblico, una donna che appare molto sicura di se stessa, spesso non fa nulla per essere simpatica, anzi provoca e parecchio. E’ una donna giovane, bella, di successo, grintosa. Tutto si immagina di lei, tranne delle debolezze, delle defaillances. Ovviamente questa è una descrizione superficiale e concerne, appunto, il personaggio; riguarda ciò che lei mostra di sè, la sua persona e non il suo essere. E’ la descrizione di come Selvaggia Lucarelli si fa conoscere.
Proprio come facciamo tutti noi, lei usa una MASCHERA che è quella del suo ruolo. Uno – nessuno – centomila, diceva Pirandello. A seconda del ruolo, tutti abbiamo una maschera da indossare e scegliamo quella che più ci si addice.

Ma torniamo a Selvaggia Lucarelli, che proprio perchè si fa conoscere come donna emancipata e libera non ci si aspettava che potesse avere avuto un problema di questo tipo. Al di là del fatto che il libro è scritto molto bene (lei è una gran bella penna!) è proprio LEI a renderlo particolarmente importante. E’ il modo in cui la conosciamo noi che rende davvero incisivo il suo messaggio e che ci aiuta a guardare il nostro stesso problema con occhi diversi.

Una catena d’amore malato

Cosa succede quando ci si rende conto di avere questo problema?
Succede che si sta ancora peggio di quando non lo si sapeva, perchè la prima reazione è spesso contro se stessi.
E’ difficile accettare di avere una dipendenza e la prima reazione è di negarla. Pur essendo una dipendenza senza sostanze, il meccanismo non è poi così diverso. Si suseguono alcune fasi, a partire dalla negazione e ci si ripete, come nel caso delle dipendenze da sostanze, “io smetto quando voglio“. Ma non va così. Da soli è terribilmente difficile comprendere i meccanismi che ci hanno portati a quel punto e, al contrario, è estremamente facile illudersi di venirne fuori.
C’è bisogno di un aiuto professionale, è necessario iniziare un percorso di profonda conoscenza di se stessi. La strada non sarà facile, il cammino sarà anche parecchio in salita. Ma quando si arriverà in cima, sarà bellissimo guardare cosa si è lasciato alle spalle e tirare un magnifico sospiro di sollievo.

Link

https://flaviaepsiche.it/2022/07/03/volersi-bene-ogni-giorno/
https://flaviaepsiche.it/2022/08/07/come-autosabotarsi-in-pochissime-mosse/
https://www.mangialibri.com/crepacuore
https://www.ipsico.it/sintomi-cura/dipendenza-affettiva/