Che barba che noia, che noia che barba

”Che barba che noia, che noia che barba. Sembra imposibile: oltre a girare intorno agli stessi stereotipi, non si cambiano nemmeno le parole.

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Che barba che noia, che noia che barba

E che rabbia! E’ successo ancora che qualche agenzia pubblicitaria e relativo committente, abbiano pensato di fare cosa originale, usando una frase che dice tutto e niente. Di quelle frasi che come le commenti sbagli e passi tu per essere in malafede. Tecnicamente è una comunicazione di tipo passivo aggressivo, proprio quella che ti fa montare un nervoso che non te lo so nemmeno raccontare!
La frase dice “La diamo calda“. E’ una frase sibillina, perchè allude ma non fa un riferimento specifico. Si sa che, leggendola, il pensiero è quello, ma non c’è un riferimento esplicito. In modo passivo, si fa un’affermazione aggressiva.
La cosa che continua a lasciarmi con un senso immenso di stupore è che ci sia ancora qualcuno disposto a pagare per ottenere questo tipo di comunicazione. Ha davvero dell’incredibile!

Che barba che noia, che noia che barba

Nella storia delle campagne pubblicitarie, specialmente quelle locali e che riguardano attività di dimensioni medio-piccole, si è perso il conto di questa “strategia” che, ormai, dovrebbe essere del tutto fallimentare. Ma, evidentemente, non è così, a qualcuno piace e, a qualcun altro, rende: non trovo altre spiegazioni.

Oggi l’attenzione ai messaggi pubbliciatari e, più in generale, alla comunicazione pubblica è fortunatamente molto alta da parte degli organi di controllo e da parte degli stessi consumatori. Moltissime agenzie pubblicitarie se ne sono fatte una ragione e hanno abbandonato questo discutibilissimo stile. C’è anche da dire che moltissime altre agenzie pubblicitarie non lo hanno mai e poi mai adottato, nemmeno quando la sensibilità era inferiore.

Stavolta è il turno di un mercatino di Ravenna, ma i precedenti sono infiniti.