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Quella di annoiarsi è vissuta spesso come sensazione sgradevole. Seppure ...

La noia è una strana emozione

La noia è una strana emozione . Annoia, la noia … speriamo che almeno l’articolo non sia noioso. Per me è da sempre fonte di interesse e di curiosità. Ma ti dico subito che non è molto diffuso questo interesse, perlomeno tra gli psicologi. Se ne sono occupati di più i filosofi e gli scrittori.

Che noia, la noia

Però piace tanto ai letterati e ai filosofi

A differenza della psicologia, la letteratura e la filosofia se ne sono occupate fin dai tempi più antichi e la ritroviamo in molti studi, poesie e romanzi.

Un tempo non esisteva nè la parola nè il concetto; quello che esisteva era l’emozione, definita nel 390 d.C. dal monaco Giovanni Cassiano, come acedia o accidia che dir si voglia.

Accidia

Lo chiamavano spiritus acediae ed era considerata una colpa e una pericolosa infermità tra i monaci occidentali. Tra le caratteristiche spiccava l’horror loci ossia l’avversione per l’angusto spazio della cella in cui il monaco:

  • diventava pigro
  • sognava di viaggiare alla ricerca di monasteri più interessanti
  • era invaso da un sentimento di inutilità
  • il tempo diventava eccessivamente lungo
  • il lavoro e la meditazione sembravano inutili
  • si manifestava un’inquietudine.

Cassiano, come rimedio, suggeriva il lavoro manuale pur temendo che questo potesse distrarre dalla concentrazione interiore.

Egli annovera l’acedia tra gli otto peccati capitali. Poi Gregorio Magno (490 d.C.) unificò tristezza e acedia e portò a sette i peccati capitali. Questo fu il primo tentativo storico di evitamento della noia ed è il primo caso di fraintendimento e di accomunamento ad altre emozioni e sensazioni.

Due istinti … distinti

Dobbiamo fare un grande salto temporale per trovare caratteristiche più vicine alle definizioni attuali di noia e arriviamo nel 1670, con Pascal che parla di due istinti umani contrastanti:

  1. il primo porta l’uomo a cercare sempre occupazione e distrazione
  2. il secondo fa risiedere la felicità umana nel riposo e non nel tumulto. Si cerca il riposo che diviene, però, insopportabile per la noia che produce.

Con un altro salto temporale arriviamo a Schopenhauer (1819) che la pensa come Pascal: la noia avrebbe origine tra il riposo e l’agitazione. Se si ottiene quello che si desidera, il desiderio si placa, si raggiunge un punto di quiete che diviene insopportabile a causa della noia che produce. Desiderio e sazietà costituirebbero un movimento ciclico di dolore costantemente rinnovato e di tedio disperato. Per uscire dal questo ciclo, Schopenhauer consiglia di cercare un oggetto di desiderio che non lo soddisfi completamente, ma che neppure gli conceda libertà.

Cogliere la totalità

Altro salto e arriviamo a Heidegger (1929) secondo il quale, nella noia come nell’angoscia e nella gioia, si può cogliere la totalità: “Anche quando, e proprio quando, noi siamo particolarmente occupati dalle cose e da noi stessi, ci soprassale questo “tutto” per esempio nella noia autentica, essa è ancora lontana quando ad annoiarci è solo questo libro o quello spettacolo, quell’occupazione o quell’ozio, ma affiora quando “uno si annoia”. La noia profonda, che va e viene nella profondità dell’esserci come una nebbia silenziosa, accomuna tutte le cose, tutti gli esseri, e con loro noi stessi in una strana indifferenza. Questa noia rivela l’ente nella sua totalità” .

La stimolazione

Ci avviciniamo ai giorni nostri, siamo alla fine del secolo scorso con Erich Fromm (1975) che afferma che questa emozione sia misconosciuta, a causa del suo carattere di patologia condivisa e quindi considerata normale, ma la riconosce come uno dei mali principali della società “tecnotronica”. E’ un fenomeno connesso alla stimolazione:

  • chi non si annoia è capace di rispondere produttivamente agli stimoli
  • chi si annoia è incapace di ottenere eccitazione da qualsiasi stimolazione.

Nonostante il tentativo di vincerla usando alcol, stupefacenti e promiscuità sessuale o comportamenti aggressivi, l’annoiato non prova interessi e non sente niente, non ha gusto di vivere e preferirebbe essere morto. A volte è consapevole di questo stato mentale, altre non lo è affatto.

La filosofia della noia

Arriviamo ai giorni nostri, al filosofo Lars Svendsen (2004), che nel saggio “Filosofia della noia” si interroga sulla sua natura e sui modi in cui si manifesta.

Per l’autore il fenomeno nasce con il Romanticismo, i romantici sono annoiati cronici ma il problema riguarda solo le élites, la nobiltà ed il clero. Si parla di accidia, peccato capitale da cui discendono tutti gli altri. Solo dall’ottocento diviene fenomeno popolare. Con il Romanticismo si afferma il mito della piena realizzazione di se stessi ma, poiché ciò non accade spesso, la vita appare vuota di senso e la noia è esistenziale. Svendsen fa notare come, nello stesso periodo, inizia l’abitudine di usare con frequenza la parola interessante. Ciò che è interessante, non annoia.

Nel novecento si accentua la situazione di mancanza di significato, oggetti e azioni arrivano codificati, tutto è già pensato e realizzato; in questo modo si delude la volontà di cogliere significati personali e di essere protagonisti della nostra vita. Anche il lavoro non ci appassiona e ci rende tutti uguali. Ancor peggio fa la piena visibilità di tutto, l’estrema trasparenza. Se abbiamo visto tutto, ci interessa solo quanto è estremo, scioccante e spesso violento. Per l’autore la soluzione è quella di evitare di cercare il Significato, “una delle cause della noia profonda è che noi pretendiamo una maiuscola laddove dovremmo accontentarci della minuscola”.

La noia è una strana emozione

… che sia un vuoto nutritivo?

Questa emozione non è solo una condanna, ma anche un vuoto nutritivo e non si deve aver paura a sostarvi per un po’ di tempo altrimenti si rischia di vivere la vita come fuga dalla noia. La noia annoia perché sembra non finire mai, ed è allora che la vita rischia di trasformarsi in una caccia di esperienze nuove. L’attesa, la lentezza, la mancanza sono considerate come la rinuncia e come prive di significato. Nelle istituzioni oggi si tenta di fare vivere la vita come fuga dalla noia.

 

«Lasciate che i bambini, in estate, si annoino. È educativo»

(Bertrand Russell, 1930)

La noia è un’emozione difficile, ma molto importante. A partire da quel punto si può generare fantasia, creatività, pensiero. Non si dovrebbe avere paura della noia, ma anzi ogni tanto ricercarla. Per capire di più.