”Forse non la hai mai sentita nominare, ma esiste dal 1930.
E' una branca della Psicologia che studia il fenomeno dell'abbigliamento da diversi punti di vista ed è in espansione.
Esiste fin dal 1930
La Psicologia dell’abbigliamento l’avevi già sentita nominare?
Uno degli aspetti meravigliosi della Psicologia è la sua trasversalità. E’ una disciplina che ha una vasta applicazione perché studia tutto il comportamento umano.
Non c’è dunque da stupirsi che esista, dal 1930, la Psicologia dell’abbigliamento. Nata grazie a John Carl Flügel con la pubblicazione del libro “La Psicologia dell’abbigliamento”.
Lui affermava che i vestiti sono un’estensione del nostro io corporeo.
Quindi bando alle ciance, quando sentiamo dire che:
- le persone che se ne interessano sono superficiali
e che
- sono cose effimere e di poco conto
possiamo smentire le dicerie, citando tanto di studio scientifico che afferma esattamente l’opposto.
Comunque, ce ne eravamo accorti già da soli che …
Lo sappiamo bene che l’abbigliamento non è cosa effimera, non è cosa da poco. Lo sappiamo per esperienza, perchè ci rendiamo conto che ci percepiamo in modo differente anche a seconda di come siamo vestiti.
Se indossi un pigiama o un abito da sera, ti sembra la stessa cosa? Provi le stesse sensazioni? Credo proprio di no.
L’abito veste e indica anche che ruolo rivesti in quel determinato momento. Quindi di effimero c’è poco, di psicologico c’è tanto!
Come mai ci vestiamo?
Flügel nel suo trattato ci racconta la storia dell’abbigliamento e spiega perché gli uomini hanno iniziato a vestirsi.
A proposito secondo te, perché è nata quella che poi è diventata un’esigenza e un obbligo sociale?
E’ nata per:
- ripararsi dalle escursioni termiche?
- proteggersi da eventuali ferite?
- proteggersi da insetti e animaletti vari?
- difendersi dal mondo occulto?
Le funzioni degli abiti
Secondo Flügel le funzioni principali sono l’igiene e la protezione – dal freddo, dalle ferite e anche dagli spiriti. L’interesse dell’autore era principalmente sulla funzione psicologica dell’abbigliamento e questa è la caratteristica peculiare del suo approfondito studio che ce ne parla in termini sociali e psichici.
In tempi più recenti e con strumenti decisamente più affidabili, sono stati fatti nuovi studi e in quello condotto in Florida si è scoperto che il primo “vestito” potrebbe risalire a circa 170.000 anni fa quando l’umanità si trovò ad affrontare la prima era glaciale.
“Per quanto sembrino cose di secondaria importanza,
la missione degli abiti non è soltanto quella di tenerci caldo.
Essi cambiano l’aspetto del mondo ai nostri occhi e cambiano noi agli occhi del mondo”
(Virginia Wolf)
La Psicologia dell’abbigliamento
A volte mi capita di guardarmi intorno e di chiedermi quante siano le cose che ci servono per vivere, di quante cose abbiamo bisogno?
Quanti negozi, outlet, centri commerciali, supermercati, mercati rionali ci sono nel mondo?
Nel mondo non ne ho idea, ma nel 2018 in Italia c’erano circa 735.500 attività al dettaglio e a queste andrebbero aggiunti tutti i siti di vendita on line. Un gran numero!
Mi sembra evidente che comperiamo molto.
Il sistema del consumismo ci ha educati al concetto dell’usa e getta e noi ci siamo lasciati forgiare; abbiamo il movente e non ci mancano le opportunità.
Oggi è necessario correre ai ripari, innanzitutto per salvaguardare l’ambiente e lo è al punto che tutti gli Stati Europei dovranno rendere obbligatoria, entro il 2025, la raccolta differenziata dei vecchi indumenti usati.
Eh sì, la maggior parte degli indumenti che non usiamo più fanno una brutta fine, anche se potrebbero essere riutilizzati anche da noi stessi se avessimo tempo, voglia e capacità di rinnovarli un po’; nel web ci sono tantissimi tutorial che danno indicazioni su come fare, ma a quanto pare non sono poi così tante le persone che lo fanno. Un tempo era pratica molto comune, ai nostri giorni è davvero raro che qualcuno trasformi un jeans in una gonna, un abito in un completo gonna e camicia e via di seguito. Forse il massimo che si fa è di usare in casa un capo che non si mette più per uscire, ma deve essere comodo, pratico e preferibilmente no stiro. Un’altra cosa che è probabile che accada è di ricavare stracci da asciugamani e lenzuola lisi.
Il valore che diamo alle “cose”
Probabilmente non diamo valore agli indumenti anche perché non hanno più un valore economico importante; oggi è molto facile vestirsi con pochi soldi e poco ci importa se di conseguenza anche la qualità è molto bassa. Costa di più sistemare un abito che acquistarne uno nuovo ed è evidente che siamo difronte ad un paradosso che è generato da una catena di comportamenti sbagliati e a volte anche al limite della legalità.
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