”Purchè se ne parli.
Quale è l'obiettivo della pubblicità se non quello di far parlare di ciò che deve vendere? Che se ne parli bene o male, poco importa.
Sesso in ogni dove
Purchè se ne parli e cosa ci potrebbe essere di più accattivante del sesso? Se ancora oggi è il tema che va per la maggiore, possiamo solo immaginare l’impatto che poteva avere nel periodo in cui ci si accingeva, con enorme fatica e non poche lotte, a lasciarsi alle spalle un simile tabù. Le pubblicità degli anni 60 hanno, pian piano, aperto la strada a periodi in cui le immagini sembravano pubblicizzare più dei film porno che prodotti di uso comune.
Del resto già agli albori, seppur in modo velato, le cose andavano già anche così. Ne ho accennato qui https://flaviaepsiche.it/2021/03/05/dalla-notte-dei-tempi-la-storia-non-e-cambiata/

La fine di un’epoca e di un tabù
La fine degli anni 60 e i successivi anni 70 sono testimoni delle conquiste femminili a livello sociale, sono gli anni in cui si è inizato a parlare anche di libertà sessuale. In Italia si stava per infrangere un tabù che aveva radici sociali e religiose molto profonde e molto salde. Un tabù fatto di ipocrisia. Si faceva tutto esattamente come si sarebbe fatto da lì in avanti, ma di nascosto, in segreto e negando pubblicamente.
Se sei un ex baby boom, sai benissimo di cosa sto parlando. Scommetto che, anche se sei più giovane, hai sentito parlare di quel movimento che è riuscito a scardinare ipocrisie sociali che riguardavano proprio tutti. Un movimento trasversale, ma che è stato cavalcato pubblicamente dalle donne, nei cortei delle femministe si è iniziato a parlare di sesso a voce alta e a carte scoperte.
La pubblicità è uno sguardo sul mondo
La pubblicità fotografava la grande novità dell’emancipazione femminile, più che a suo modo, lo faceva al soldo dei committenti e per un tornaconto. Del resto stiamo parlando di pubblicità e faceva (e fa) esattamente il suo lavoro. Il problema è che, poi, si è persa la misura, ammesso che mai ce ne sia stata una. Negli anni, la pubblicità sessista è diventata sempre più invadente fino a trasmettere un’immagine femminile decisamente povera di contenuti e denigrata.
La pubblicità è l’anima del commercio
Non bisogna dimenticare che “la pubblicità è l’anima del commercio“, arte al soldo del commercio e del consumismo. Lo dico senza alcun giudizio, è un dato di fatto che, a mio parere, dovremmo sempre ricordare. Se ci dimentichiamo che ogni pubblicità ha un fine preciso e specifico, è più facile cadere nella sua trappola.
E’ uno strumento di comunicazione che va letto come si fa con ogni altro, considerando chi è l’emittente, chi il destinatario e leggendo tra le righe il messaggio. Spesso, invece, ci facciamo ammaliare dall’immagine, dai colori e da uno slogan che ci trascina esattamente dove vuole portarci.
Purchè se ne parli
Sono proprio di quegli anni le prime immagini che hanno fatto storia e, da quel momento in poi, è stato definito il primo obiettivo di una campagna pubblicitaria: che se ne parli. Bene o male, purchè se ne parli, purchè ottenga visibilità. Funziona così ancora oggi, peccato che sia del tutto sbilanciata sul corpo delle donne, peccato che sia ancora troppo impegnata a trasmettere stereotipi e pregiudizi che dovrebbero aver fatto il loro tempo e non essere più in circolazione.

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Il sessismo linguistico
https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/femminile/Robustelli.html
Il sessismo https://it.wikipedia.org/wiki/Sessismo